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Vocaboli caratteristici (M - Q)
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M
- "malpin’" (straccio da cucina). Dal latino MAPPAE (salvietta, tovagliolo).
- "‘u mammarròn’" (spauracchio). Μορμώ era per i greci uno spauracchio in figura di donna
col quale si atterrivano i bambini.
- "marmòn’" (nome di una fonte, in
contrada omonima).
- "mašcatur’" (serratura). Presumibilmente deriva
dall’antico "mašcu" (chiavistello); latino MASCULUS.
- "masculià" (rimuovere
il pane nel forno). È corruzione dell’italiano ‘mescolare’.
- "massill’"
(gote). MAXILLA era la mascella, ma, siccome per questa nel nostro dialetto fu
introdotto altro termine ("cascìal’" cambiò significato.
- "matt’r’" (madia), dal greco μάκτρα (madia).
- "mazzià"
(bastonare, battere, percuotere), dal greco μαστίξω
(io sferzo). Anche in latino MATEOLA ha significato di bastone, magliolo.
- "mbign’" (cuoio rozzo e duro per calzature). Le AMBEGNES erano pecore
che avevano partorito due agnelli e che venivano sacrificate con essi a Giunone
36 .
- "mbinğ’ o mpinğ’" (urtare;
essere trattenuti da qualche ostacolo; appendere). È il francese ‘pincer‘ + ‘en’
prostetica.
- "mbirlòkk’" (monile; pendaglio), da ‘breloque’ con lo
stesso significato.
- "mbròn’" (sciocco; zotico; maligno). AMBRONES furono i
Galli sconfitti da C. Mario e il nome rimase ad indicare gli uomini che
conducevano ‘vita turpe’ 37 .
- "mbruscinà" (rotolarsi per terra:
caratteristico degli animali; figurato: sporcarsi di terra, fango o polvere). Da
IN + PRUINA (ricoperto di brina o di pruina).
- "mét’" (bica; mucchio). Dal
latino META (mucchio).
- "minník’" (chi non ha voglia di lavorare: poltrone,
neghittoso, pigro, lento). Nel Medioevo "lu minnihi" era un territorio con
diritto d’asilo, dove i malfattori potevano riparare e godersela senza lavorare
e senza temere di cadere nelle mani della polizia. La Chiesa Trecorense ne aveva
uno di dodici miglia 38 . L’aggettivazione del sostantivo servì
forse, originariamente, ad indicare coloro che facevano del male, non lavoravano
ed erano nutriti.
- "mir’" (vino). MERUM per VINUM è usato da Orazio 39
e da altri classici.
- "mò’" (adesso); "mo’ - mò’" (tra poco; imminente).
MODO (ora) e MODO… MODO (ora… ora).
- "mplacchià" (appiccicare; imbrattare;
sporcare). Dal greco έμπλαττω (io
ungo).
- "muscio o muš’" (lento; pigro). Da MUSMON – MUSMONIS, che,
secondo il Calepino, era l’asinello. Nella bassa latinità, invece, MUSCIO –
MUSCIONIS era il montone che guida le pecore 40 e questa è, secondo
noi, l’etimologia vera.
- "munn’l’" (straccio legato ad un palo che serve,
quamd’è bagnato, a togliere la cenere dal forno caldo), dal latino MUNDO
(pulisco). Il MUNDULUS era un copricapo ornato per le donne 41 ,
usato fino a qualche anno fa dalle nostre vecchie col nome di "pann’".
- "mùrr’" (moltitudine). In greco μΰριάς
(miriade; moltitudine).
N
- "nàk’" (culla. Precisamente è la culla pensile, abitualmente appesa sul letto matrimoniale). Il sumerico aveva ‘nâchu’
42 e il greco νάκη (vello; culla fatta con un vello di pecora).
- "nchianà" (salire; venire in piano).
- "ncucchi(a)" (vicino; in coppia). In latino COPULARE è unire, legare
insieme.
- "ngògn’" (angolo). In greco άγκών -
άγκωνος (piegatura).
- "ngravàt’" (che si è abbassato da un lato).
Dall’antico francese ‘engravé’ (conficcato).
- "nosce – noš" (parola usata per
incoraggiare i maiali ad avvicinarsi). In latino NOSCE (conosci).
- "ntram’ e
ntramìs’" (disgraziato). Dal latino INTER AMNES 43 , ossia, colui che
si trovi nel torrente tra due corsi d’acqua.
- "ntrasatt’ , alla ntrasatt’"
(all’improvviso). In latino IN TRANSACTUM, con lo stasso
significato.
- "ntrugghià" (avvolgere). In latino INTRICARE (essere avvolti;
detto di fili, capelli e simili).
- "ntumm’" (sciocco; tozzo). In tedesco ‘
dumm ‘ (sciocco).
- "Nujill’ - Unijill’" (Noiello, nome di luogo): diminutivo
di UNIO, usato dagli scrittori della bassa latinità per "ciglione o dorsale del
monte" 44 .
- "nżirr’" (brocca). In
arabo ‘żir’ (brocca).
- "nżurà" (ammogliarsi). In latino IN (U)XORARE
(prender moglie).
P
- "padià" (digerire divertendosi e giocando). Si dice soprattutto dei ragazzi, dal greco παιδιά (giuoco; scherzo).
- "palachià o paĺjà" (bastonare; battere), dal greco παλαίω (lottare).
- "palmidìa" (fiaba; favola), dal greco π
αλαιός (antico) e μΰδος (mito).
- "pàntik’"
(affanno), dal latino PANTICES 45 .
- "pantakijìzz" (forte affanno)
- "pantakià" (ansimare)
- "papparròn’" (personaggio fantastico, che il popolo nomina ai bambini per intimorirli e farli stare quieti). È il PAPPUS
della commedia antica.
- "Pastini" (nome di contrada di Rocca). PASTINUM era il campo dissodato 46 .
- "piccillàt’" (biscotto di varia forma, ma specialmente di ciambella), dal tardo latino BUCCELLATUM (panino a forma di corona).
- "pidàĺ’" (grosso vaso di terra cotta per conservare l’olio). È
commistione del greco πίδος e del latino FIDELIA, ambedue significanti la stessa cosa.
- "pillizzòn’" (sopraggiacca di pelle di pecora usata dai pastori). Dall’antico francese ‘peliçon’ (mantello di vello).
- "pinnìn’" (discesa; pendio; dabbasso). Probabilmente dal latino volgare PENDERE.
- "pirramàt’" (mal ridotto a bastonate). Probabilmente è un composto dialettale con "per" prostetica, quale segno del superlativo, e
"ramato" (bastonato).
- "pirtusà" (bucare). Latino volgare PERTUSIARE
(forare).
- "pitrusìn’" (prezzemolo). Dal greco πετροσέλινον, latino PETROSELINUM, con lo stesso
significato.
- "pisà" (pestare; trebbiare). Latino PISARE 48
(pestare).
- "(a) pitt’" (ciambella). In
greco πίττα (focaccia, ciambella schiacciata di pane).
- "(u) pitt’"
(petto; salita). In latino PECTUS (la parte anteriore del torace)
Q
- "quartìn’" (piccolo appartamento, in genere signorile).
- "quasiment’" (quasi come). In francese antico ‘quasiment‘,
con lo stesso significato.
- "quatt’ukkj" (occhialuto).
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