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Vocali finali Abbiamo detto che come comportamento
generale esse sono semi-mute e si confondono in un medesimo impercettibile
suono, di cui si intuisce la qualità solo dall’articolo. Non valgono, quindi,
neanche per il genere, a meno che la posizione sintattica non ne richieda la
pronunzia, come vedremo. Esempio: ECCUM ILLE, quand’è pronome è invariabile e
suona "quill’"; ma quando è aggettivo diviene "quillu" e "quilla" (quillu kan’ =
quel cane; quilla casa = quella casa).
Postoniche (postonica è la sillaba che segue quella
accentata) L’ellissi della semi-protonica è avvenuta tra R e M , R e D, L
e M, L e D, L e P, S (X) e T (D), oltre che in FRIGDU "fridd’" (fredddo), dove
si ha assimilazione di G in "d".
Negli esiti in EBULU si ha affievolimento della "u".
L’atona "ă" del latino volgare è sparita nella solita
indeterminata semi-muta: "sabb’t’" (sabato) "Stef’n’" (Stefano); è divenuta "i"
attenuata negli esiti in ACU: MONACU "monik’" (monaco), STOMACU "stommik’".
Così pure E ed I arrivano quasi alla sparizione completa:
PULICE "puĺ’č" (pulce), DUODECIM "dud’č’"
(dodici), FRAXINU "frass’n’" (frassino).
Nella IN si ha sincope e aferesi insieme: (IN)SITU "nsit’"
(innesto).
Io, mio, tuo, suo, hanno cambiato la "o" in "j" : "ji", "jii"
(io, rafforzato), "mij", "tuj", "suj".
Protoniche (protonica è la sillaba che precede quella
accentata) Alle latine EI corrisponde "i" , come in italiano: SECURU
"sicur’" (sicuro), SETACIUM "sitačč’" (buratto),
VIRTUTE "virtut’" (virtù), MEMORIA "mimorij’" . Mantiene "e" MELIORE
"meĝĝj’", per differenziazione dal plurale "miĝĝj’".
La E diviene semi-muta, tendente verso la "i", dopo R, L, N, se
protonica atona: CEREBELLU "cir’vill’" (cervello), ma VERECUNDIA fa "vrigoñ" e
"brigoñ" (vergogna).
Da O abbiamo "u": VOLARE "vuĺà" (volare), OBEDIRE
"‘gubb’dì" (ubbidire).
La U resta "u": SUBTILE "suttiĺ’" (sottile), RUMORE "rumor’"
(rumore).
La AU passa in "a", come già nel latino volgare: AUGUSTU
"agust’" (agosto).
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