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J La spirante sonora palatina J, che in
quasi tutto il dominio romanzo ha subito rafforzamento sia in formula iniziale
che mediana, qui è rimasta, confondendo la sua storia con quella della GI, in
cui la consonante è sparita: IACET "jač’d’" (giace);
IANUARIU – IENUARIU "jinnar’" (gennaio); JUNIPER
"jinípr’" (ginepro); JOCU "jùk" (gioco). Per commistione, JAM è diventato "già",
JUGU "juv’" (giogo) e JUNIU "ğuñ" (giugno). PEIU "pej’" (peggio), MAJU "maj’"
(maggio), seguono la regola generale. J, implicato con L = LJ è divenuto
"ĝĝj’" FILIU "fiĝĝj’" (figlio); FOLIA "foĝĝj’" (verdure); MALIEU "maĝĝj’"
(maglio); PALEA "paĝĝj’" (paglia).
RJ presenta il dileguo della "j", che
riappare per ragioni grammaticali: FERIA "fer’" (fiera); PARIA "par’" (paio,
pari); MURIA "mur’ĝ’" (morchia). Consonante + RJ determina la caduta di R:
PROPRIU "prupij’" (proprio).
NE , scaduta poi in NJ, si fonde nella
nasale palatizzata "ñ" (gn): VINEA "viñ" (vigna); CALCANEU "caÍcañ" (calcagno);
TINEA "tiñ’" (tigna); EXTRANEU "stranij’" (estraneo).
MNE – MNJ si assimilano senza palatizzare:
SOMNIU "sunn’" (sogno); SCAMNIU "scann’" (scanno).
MJ postonica ha esito incerto: SIMIA "siñ"
e "šimij’" (scimmia); BLASFEMIA "jastem’" (bestemmia, maledizione); VINDEMIA
"vinnémm’" (vendemmia).
VE – BE classici, uguali a "vj – bj"
volgari, mutano in "ğğ": CAVEA "kağğ’" (gabbia);
CAVEOLA "kağğoÍ" (gabbietta); PLUVIA "kjoğğ’" e "čoğğ’" (pioggia); RABIE "rağğ’"
(rabbia); HABEAT "ağğ’" (abbia).
PE – PI
volgono in "č" - "čč": APIU "ačč" (sedano); SEPIA "sičč" (seppia).
SI sonorizza provocando la caduta delle
vocali finali: BASIU "vas’" (bacio); CASEU "cas’" (cacio); CAMISIA "cammis’"
(camicia).
TI segue l’italiano e si volge in "z":
PLATEA "kjazz’" (piazza); COMIN(I)TIARE "accuminzá" (cominciare); EXCURTARE fa
"scurčá" (scorticare).
CI ha
risoluzione in "ż": FIDUCIA " fidużij" (fiducia); IUDICIU "judiżij"
(giudizio).
CE diventa
"z" LANCEA "ĺanz’" (lancia); URCEOLU "urzĺ’" (orciolo); ma FACIE diventa "fačč’"
(faccia).
DI - GJ scadono in "j": DJURNU "jurn’"
(giorno); HODIE "ġoj’" (oggi); HORDEU "ġurij’" (orzo). Quando però il nesso è
appoggiato ad una consonante, l’innovazione è più profonda e NDJ arriva a
"ż" MANDIU "manż’" (manzo); VIR(I)DIA "verż’" . Se
il nesso è NGJ, allora "N" fondendosi con "J" dà luogo a "ñ" (gn):
SPONGIA "spuñ" (spugna); AXUNGIA "nżuñ" (sugna). In MEDIETATE sparisce un’intera
sillaba: "mitat’" (metà). MEDIU presenta deviazione in "nż": " minż’" (mezzo).
L iniziale e
mediano persiste con suono velario: LATU "ĺat’" (lato); LUMEN "ĺum’" (lume);
VELATU "viĺat’" (velato).
LL , invece, ha suono liquido: CABALLU
"cavall’" (cavallo); MEDULLA "midull’" (midollo); CEPULLA "cipull’"
(cipolla).
Le formule ALT – ALD – ALS – ELD, dopo essere state precedute
da "aut" e "aud" si trasformano in "av’t" e "av’d": ALTU "ġav’t’" (alto);
CAL(I)DU "kav’d’" (caldo); FALSU "fav’z’" (falso). UL resta davanti a P – M, ma
perde la L davanti a S: PULPA "puÍp’" (polpa); ULMU
"ġuÍm" (olmo), ma PULSU diventa "puż’" (polso). UL seguito da D – T provoca
rotacismo della L: CULTELLU "kurtill’" (coltello).
CL – PL mutano in kj: COPLA – CLOPA
(coppia) "kjopp’" (guinzaglio per due cani); CLARU "kjar’" (chiaro); PLENU
"kjin’" (pieno).
BL dà "j" : BLETA " jet’" plurale "jit’"
(bieta); quando però deriva da SUB + L si ha assimilazione regressiva: SUBLEVARE
"sull’vá" (sollevare). In formula mediana CL, TL e BL seguono gli stessi esiti
delle formule iniziali.
FL dà "fj" FLORE "fjor’" (fiore).
GL volge in "j" GLACIE "jačč’" (ghiaccio) ed in formula mediana "ĝĝj" COAG(U)LARE
"quaĝĝjá" (coagulare). NGL dà "ñ" UNG(U)LA "ġuñ" (unghia).
SCL allorchè non conserva la "u"
originaria, perde la L e scade in Š (sce): MASC(U)LU "mašcuĺ’" (maschio);
MISC(U)LAT "mmiš’kd’" (egli mescola).
In SUFFLAT abbiamo il passaggio di s in "š" per analogia del prefisso EX e
delle due FF per influsso della prima š: "šušid’" (egli soffia).
R sempre di suono vibrante resiste anche con le
diverse consonanti; con G (RG) si ha anaptissi con l’aggiunta di "i" VIRGA
"viriġ" (verga), ed RG prende invece "u" per influsso dell’antica desinenza:
NIGRU "niġur’" (nero).
TR resta immutata. DR cambia la D in T: QUADRU
"quatr’" (quadro).
R ,all’uscita, spesso nemmeno si dilegua: MULIERE "miĝĝjér’"
(moglie); SARTOR "sartòr’" (sarto); CICER "cič’r’"
Nasali
M , N iniziali e
intervocaliche non subiscono alterazioni: MIRAT "mir’d’" (egli mira); NODU
"nnud’" (nudo), raddoppia per influsso dell’articolo e per differenziazione da
NUDU "nud’" (nudo).
MN e M’N (l’apostrofo è indicativo
della presenza di una vocale) subiscono assimilazione regressiva: SCAMNU
"scann’" (scanno).
ND assimila pure, ma in "nn": RENDUNT "renn’n"
(rendono).
M’R raddoppia la bilabiale: CAMERA "camm’r’"
(camera).
N’L, assimilato in italiano, nel nostro
dialetto rimane per la presenza della vocale interconsonantica: CUNULA "cun’ĺ” (culla); SPINULA “spin’l’” (punteruolo; zipolo
della botte).
N’M ha un curioso svolgimento in ANIMALE
"armanij" (animale), per via della trasposizione di N ed L ed il successivo
fenomeno del rotacismo di "l".
NV assimila in "mm": INVERSE “mmerse’” (inversamente): “all’aĺ’mmers’”
(all’inverso).
Sibilanti
S si mantiene sempre, tranne nei pochi casi in cui subisce
alterazioni anche in italiano: SULFUR “żuĺf’r’” (zolfo); SABURRA “żavurr’”
(zavorra).
SC passa in "š" quando ha origine dal prefisso
EX e quando è seguita da vocale palatina "e, i" . Da (QUOD)EXARDET si è avuto
"šcard’" (legna sminuzzata, da ardere).
PS mediano
passa pure in “š” CAPSA “caš’” (cassa). “cašaĺ” (mascella) deriva dal catalano
“CAIXAL", che a sua volta proviene da CAPSU.
ST, STR, SP, SPR restano: STARE "stà"
(stare); STRAME "stram’" (strame); SPAT(U)LA "spall’" (spalla); ASPERU "ġaspr’"
(aspro).
STL, SCL volgono in "skj": SCLAVU "skjav’"
(schiavo).
X(ES) si assimila in “ss” LAXAT “ĺass’d’” (egli lascia); COXA
“coss’” (coscia); MAXILLA “massill’” (gota, mascella).
XT è uguale a ST: DEXTERA "destr’" (destra).
S finale è rimasta nella
seconda persona singolare dei verbi: MANDUCAS “manğ’s’” (tu mangi); LEVAS “ĺ’ev’s’” (tu levi); REMANES
“ruman’s’” (tu rimani); VENIS “vínis’” (tu vieni).
X finale è sparita.
Esplosive
CA è rimasto, tranne
nelle parole di origine greca, in cui ha svolgimento in "ĝ" κάμμαρος "ĝamm’r’"
(gambero); γαλή "ĝatt’" (gatto); καμπή
"ĝamm’" (gamba).
CU continua immodificato:
CUCUTIA "cucuzz’" (zucca); CURRIVUS "curriv’" (offeso, adirato,
imbronciato).
CO cambia la vocale in "u": CORNU
"curn’" (corno); CORPU "curp’" (corpo).
CA, CO, CU
mediani, protonici, restano: FOCU "fuk’" (fuoco); SUCU "suk’" (sugo).
QUA, QUE, QUI di solito non si alterano. Il pronome
interrogativo QUIS, QUAE, QUID suona invariabilmente
"ki".
CT diviene "tt"
PACTU "patt’" (patto); LACTE "ĺ’att’"
(latte).
NCT ha riduzione in "nt" STRINCTU "strint’"
(stretto e strinto, da stringere); SANCTU "sant’"
(santo).
GN volge come in italiano in "ñ" SIGNU "siñ"
(segno).
CE, CI
conservano l’esito palatino: PACE "pač’" (pace), ma quando sono iniziali volgono
spesso in "że – żi" CENCIO "żinzĺ’" (cencio); CINARA "żinurr’" (carciofo
selvatico).
SCE, SCI producono "š" FASCIA
"faš’" (fascia).
GE, GI se mediani hanno lo stesso
comportamento di DJ, GJ: AGINE "ġajn’" (agnello); DIGITU "dijit’"
(dito).
Labiali e Dentali
B si risolve in "v": FABA "fav’"
(fava); BASIU "vas’" (bacio).
T – D sono rimasti, ma la T spesso sonorizza in "d" URTICULA
"ardicuĺ’" (ortica), specie nelle terze persone singolari dei verbi: VOLAT
"voĺ’d’" (egli vola).
TT rimane: QUATTUOR
"quatt’" (quattro), tranne in MITTERE, che ha esito in "nt": "mint’" (mettere).
PT si assimila regressivamente in "tt": SEPTE
"sett’" (sette); AD APTU "adatt’" (adatto).
BT ha lo
stesso comportamento: SUBTU "sutt’" (sotto).
T’L, D’L
si assimilano in "ll" SPAT(U)LA "spall’" (spalla).
P
si mantiene: PASSU "pass’" (passo); STUPPA "stupp’" (stoppa).
Assimilazione
parziale si ha nella R’T di SPIR(I)TU "spirt’" (spirito; fantasma).
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